René Berger: Il Pensiero della Molteplicità
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in Tesi
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Arti, individui e società nella sfida di un teorico europeo alle nuove tecnologie
Candidato: Valentino CATRICALÀ Matr. 243813
Relatore: Prof. Marco Maria GAZZANO
Correlatore: Prof. Giorgio DE VINCENTI
PREMESSA
Renè Berger nasce nel 1915, l’anno dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, a Losanna in Svizzera. Losanna è la capitale del Canton Vaud un cantone della Svizzera francese. La lingua madre di Berger è infatti il francese ma, grazie alla particolarità di questa piccola nazione, possiamo supporre che Berger, come molti svizzeri, avesse una particolare consapevolezza linguistica. La Svizzera è infatti una piccola nazione plurilingue che ha nell’animo la spaccatura linguistica e quindi il problema di mediazione all’interno di quattro lingue completamene differenti come il francese, il tedesco, l’italiano e il romanico. E’ infatti nello stile perfetto e chiarodi Berger che salta fuori l’estrema padronanza linguistica che lo caratterizza. Partire dallo stile per dare un’idea di un teorico è una
cosa importante. Infatti quando Berger si accinge a studiare le nuove tecnologie egli viene da una tradizione classica, accademica, poco avvezza a cambiamenti e vulgate improvvise. Appare strano infatti trovare in un teorico che affronta il cambiamento radicale intorno agli anni 50 di età vedere una così grande rivoluzione anche nello stile. Questo infatti si fa più sciolto, più intuitivo, meno accademico. Un pensiero libero che rompesse con le vecchie roccaforti intellettuali. Ciò che si è cercato di fare in questa tesi è il tentativo di ridare attraverso le analisi dei testi questa aura di libertà che attraversa il pensiero dell’autore. Questa propensione, probabilmente acquisita, di spingersi in luoghi poco battuti nella sperimentazione continua. Basti pensare che all’età di 92 anni egli, per capire cosa fosse, si apre una sua pagina personale su Facebook. Nel più ampio ventaglio, la rete stessa viene accettata da Berger a braccia aperte. E’ difficile non pensare che egli più che smettere di pubblicare per vecchiaia - l’ultimo libro è del 1996, egli aveva 80 anni - ha smesso per una sua totale adeguazione a questo nuovo tipo di conoscenza reticolare. Un tipo di conoscenza tra l’atro già anticipato dall’autore negli anni ’70. Al di là della rete si potrebbero enumerare molte delle cose all’avanguardia fatte dell’autore che hanno anticipato di molto i tempi. Basti pensare che già nel’71 egli aveva tentato di mettere un programma all’Università di Lettere di Losanna, in cui egli era prima lettore di letteratura francese, poi professore associato ed infine ordinario, dal nome Estetica e mass media. Un corso che tentasse uno studio della situazione dell’arte nello sviluppo con le nuove tecnologie. Visto di mal’occhio all’interno dell’università il corso fu tolto. La testimonianza però è rimasta. La testimonianza di una persona che ha anticipato almeno di trent’anni il mondo accademico. Un altro esempio può essere la mostra al Museo Cantonale di Losanna, dove egli era direttore, organizzata e progettata da Berger, dal titolo Le musée d’art en question(s), in cui l’istituzione del museo è chiamata a fare una riflessione sulla sua condizione nell’era tardo moderna. Una mostra che a ben guardare anticipa di almeno dieci anni la famosa Les immateriaux di Lyotard. Insomma dare un quadro di tutto ciò è compito arduo. Per farlo però si è preferito dividere la tesi in tre parti. La prima espone un quadro del pensiero di Berger attraverso la recensione delle sue opere principali. Verranno analizzate in ordine cronologico Scoperta della pittura (1958), Arte e comunicazione (1972) La mutation des signes (1972), L’effet des changement technologique (1983), Il nuovo Golem (1991), L’origine du futur (1996), e gli ultimi scritti usciti dopo il 1996 che sono: Naturale- artificiale. Verso una nuova ibridazione (2002), Verso una metamorfosi emergente. Dall’ontocentrismo al reo morfismo (2004), e i suoi articoli del 2008 raccolti sul suo sito (Cyber- coévolution, Vers une cyber- complexité, Aspect du cyber monde, Vers un cyber monde) Nella seconda parte della tesi verrà invece analizzato il rapporto che corre tra Berger e i filoni di pensiero del suo tempo. Verranno dunque analizzate prima le sue basi di stampo fenomenologico, principalmente ancora evidenti nei testi Scoperta della pittura e Arte e comunicazione. Saranno messi in evidenza i rapporti teorici che egli intrattiene con i filosofi del post-strutturalismo, molto importante nella Francia di quegli anni. In particolare verranno viste le vicinanze nel tentativo di distruzione di tutte le categorie metafisiche a vantaggio di differenze libere e dinamiche e quindi, di conseguenza, la deframmentazione del Soggetto. Queste teorizzazioni porteranno al concetto di postmoderno. Sul piano più empirico si analizzerà il passaggio che si è riscontrato nel Novecento dalla questione della tecnica al discorso sulla tecnologia. Tutto ciò attraverso tre autori di estrema importanza: Heidegger, Benjamin e McLuhan. L’anello tra questi autori è proprio McLuhan in quanto Berger si pone come superamento della concezione del medium di McLuhan. Da qui si arriverà al parallelismo che corre tra Berger ed Edgar Morin nel tentativo comune di fondare una nuova conoscenza. Come conclusione di questa seconda parte si metterà in evidenza le influenze positive apportate dal pensiero di Berger alle teorie del postorganico e della cyber società attraverso un rifermo preciso a Derrick de Kerckove e Pierre Levy. Nella terza parte della tesi ci si addentrerà invece nei meandri della concezione estetica dell’autore. Argomento estremamente importante per capire tutto l’impianto concettuale di Berger. Prima si vedrà l’estetica come un nuovo sentire generalizzato per una nuova tecnosocietà, poi si arriverà ad un piano più empirico attraverso le differenza fra le arti tecnologiche dando maggior importanza alla videoarte e alla computergrafic. Infine un vocabolario bergeriano potrà essere utile per meglio muoversi all’interno dell’elaborato pensiero dell’autore.