Il caso di Piero Livi: un cineamatore “atto alle cose del cinema”.

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ALMA MATER STUDIORUM  -  UNIVERSITA' DI BOLOGNA
SCUOLA DI LETTERE E BENI CULTURALI
Corso di laurea in Cinema, Televisione e produzioni multimediali - Percorsi autoriali: dal cinema amatoriale al cinema degli autori.
Il caso di Piero Livi:  un cineamatore “atto alle cose del cinema”
Tesi di laurea in Filologia del cinema
Relatore Prof: Canosa Michele
Correlatore: Santi Mirco
Presentata da: Fara Giuseppe
 
 
"Nel cinema professionale non ho mai avuto la libertà di fare quello che effettivamente volevo, infatti io amo molto più il mio piccolo cinema d'amatore. Io ho amato molto di più i miei film d'amatore perchè li pensavo, li scrivevo e li giravo, facevo tutto io". Piero Livi

PREMESSA
Mi sono ritrovato a ragionare sull'importanza dell'aspetto della pratica amatoriale e sul suo rapporto con le dinamiche del cinema professionale a partire dalla mia esperienza pratica durante il periodo di apprendistato presso Home Movies, ovvero l'Archivio Nazionale del Film di Famiglia a Bologna.
L'idea di lavorare a questo progetto di tesi è scaturita sostanzialmente da una miapersonale posizione riguardo lo studio del fenomeno cinematografico comemodalità produttiva prima ancora che come modalità espressiva. A mio avviso è utile, "filologicamente" parlando, andare a rintracciare i punti di partenza e ripercorrere i percorsi di una storia che seppur ancora breve ha avuto la forza di cambiare radicalmente non solo i modi espressivi ma anche la nostra visione del mondo e della vita in generale. E' utile farlo non limitandoci alla sola versione ufficiale di ciò che è accaduto. Anche se il cinema fino a buona parte del secolo scorso era opinione comune che fosse quasi solo appannaggio della pratica professionale e che, dopo la parentesi della cinematografia-attrazione, nasceva in un set e si sviluppava all'interno delle sale cinematografiche, è evidente ormai che questa visione risulti in seria contraddizione con ciò che poi negli anni è successo.
L'aspetto amatoriale è una delle cause della nascita del cinema professionale a tal punto che le due pratiche hanno uno sviluppo parallelo con molti punti di contatto ed influenze reciproche. La scelta del campo di ricerca è stata pressochè immediata e naturale, sia dal punto di vista di vicinanza culturale, sono sarde le mie origini, sia perchè credo che, sopratutto nel caso del cinema sardo vi siano tutt'oggi dei forti punti di contatto con la pratica amatoriale ed in primo luogo con l'aspetto di documentazione della realtà, aspetto che, se non è il solo tratto distintivo delle produzioni amatoriali, è sicuramente uno dei punti di partenza che più le ha caratterizzate. In realtà c'è un terzo fattore che credo abbia influenzato la mia scelta di campo, che è quello che poi, studiandola, ho ritrovato anche nella materia di ricerca: ossia l'atteggiamento, molto spesso autoreferenziale, se non identitario, che molti dei soggetti provenienti dalla mia isola assumono al momento in cui si trovano davanti ad un'esigenza espressiva, che sia essa artistica, letteraria, cinematografica o musicale
Ho preferito quindi ripercorrere, anche in questo caso in modo filologico, dapprima la storia delle tecnologie che hanno permesso lo svilupparsi e l'affinarsi delle tecniche della pratica amatoriale, proseguendo poi con l'analisi della materia, ossia la pellicola, vera protagonista dell'immagine in movimento, così dimenticata in quest'era del digitale.
Ma la pratica amatoriale è anche contenuto e spazi di fruizione, non solo quello dei film di famiglia, e quasi mai la sala cinematografica. Quindi ho analizzato,
riprendendone le posizioni e le tesi più affermate, gli spazi all'interno dei quali questo fenomeno è partito, si è sviluppato, e ai quali si rivolgeva. Ho posto poi l'accento sui protagonisti del cinema amatoriale, davanti e dietro la cinepresa, ovvero i cineamatori e chi contribuiva alla produzione dei filmati. Mi sono soffermato poi sugli spazi, individuando il cineclub, almeno nella realtà Italiana, come territorio di massimo sviluppo e contatto della pratica amatoriale inrelazione a quella professionale. Dovendo dare dei riferimenti temporali, è il periodo del secondo dopoguerra quello che più caratterizza questa pratica. Comeper tutti i fenomeni culturali, è opportuno rintracciare il punto di partenza per le ricerche prima ancora che essi subiscano influenze da parte di fattori esterni.
Addentrandomi sempre di più nel campo di ricerca prescelto, visionando molto del materiale presente in archivio e avendo avuto il privilegio di essere stato in diretto contatto con la materia, nonchè sui promotori e responsabili del progetto di raccolta di pellicole amatoriali in Sardegna, quindi definendo la cosiddetta era del nitrato come spazio storico-tecnologico nel quale muovermi, ho cercato di delineare una storia del cinema amatoriale sull'Isola, analizzandone anche in questo caso gli spazi di sviluppo e fruizione, nonchè i protagonisti. Rintracciando nella figura del cineasta/amatore Piero Livi, come una delle più emblematiche in questo senso, mi è sembrato opportuno delineare i tratti caratteristici delle sue produzioni oltra che, ed è una delle caratteristiche che più lo contraddistinguono, il suo straordinario eclettismo che gli ha permesso di essere protagonista del cinema amatoriale in Sardegna non solo per le sue opere ma anche per la diffusione stessa del cinema, essendo allo stesso tempo amatore, regista, tecnico e organizzatore di eventi, insomma...Atto alle cose del Cinema.

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