Luciano Galluzzi

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riferimento generazionale dei videofilmaker romani

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Autore storico del Cineclub Roma – FEDIC, nato a Genova e morto a Roma. 

La 56° Mostra internazionale del cortometraggio di Montecatini (2/9 luglio 2005) nell’ambito di “Lo sguardo liberato” ha reso omaggio a Luciano Galluzzi, importante filmaker della Fedic.

Questo l’articolo pubblicato nel catalogo della Mostra e ripreso dalla rivista “CartediCinema” n. 15 (rivista quadrimestrale edita dalla Federazione Italiana dei Cineclub, con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e il patrocinio del Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna).

LUCIANO GALLUZZI VIDEOARTISTA

Tanti anni fa, in una cittadina termale dove Luciano si era recato per una cura, entrò per caso in una sala cinematografica dove si svolgeva una rassegna di cinema amatoriale e rimase affascinato di quante cose e in quanti modi si possono esprimere le proprie emozioni. Iniziò a frequentare come spettatore tutte le rassegne possibili. Acquistò una S8 e iniziò a “fare cinema”. Il primo non lo entusiasmò più di tanto, era intitolato “Nevrosi”. Il secondo pensò di girarlo in 16 m/mm ”L’attimo” ma neanche questo lo soddi-sfaceva.

Nel 1970 allo storico Filmstudio di Roma fecero una rassegna sul cinema Underground che durò un mese. Luciano non ne perse uno. Rimase colpito da quel particolare linguaggio espressivo. Si convinse che doveva realizzare opere con uno stato d’animo particolare, ascoltando musica particolare e fantasti-cando su personaggi femminili.
Ha realizzato un centinaio di opere tra 8, S8, 16mm, video. “Marta”, (qualcuno lo bollò come eserci-tazione tecnica. E’ qualcosa di diverso, è un’opera che propone un tema polemico sulla condizione della donna ridotta ad oggetto di attrazione e di consumo. La figura della donna è scomposta, ripassata alla lente; non è più neanche una donna ma una immagine manipolata e sofisticata. Diventa un semplice riflesso di un realtà lontana, risultato di un gioco di specchio. Lo specchio moltiplica l’immagine).“Quattro donne di chiacchiere” (Luciano, con tutto il suo sorriso, ricordava a tutti: “Tanti anni fa, ho preso quattro donne, le ho chiuse in una stanza e ho iniziato a riprendere per ore tutti i loro movimenti e chiacchiere. Poi ho montato il film. Ebbe un discreto successo. Ora mi hanno rubato l’idea e ci hanno fatto quella brutta trasmissione che chiamano –il grande fratello-), “Io da sola” (in negativo, una donna si masturba mentre, in sottofondo, una trasmissione radiofonica comunica notizie varie).
Arrivò il video, Luciano si vantava di essere stato il primo ad usare questo mezzo rivoluzionario, a livello amatoriale. Sfruttando le fantastiche potenzialità del nastro elettronico, cambiò anche modo di esprimere ciò che vedeva e sentiva.
Il 1970 è l’anno di realizzazione di “Negativo”. In una manciata di minuti la frenesia e violenza della “Civiltà delle immagini” che si traducono in una progressiva alienazione globale. E’ sorprendente anche la tecnica della realizzazione. I sofisticati effetti speciali del PC ancora dovevano affacciarsi e Luciano aveva provveduto in proprio. “Natura Morta” (1977): quattro forme sferoidali riprese, manipolate con tecnica video e di montaggio e progressivamente il loro incontro si trasforma in un rapporto erotico. “Superstar” (1989): il modello Hollywoodiano che resiste nel tempo e le nuove generazioni che ne imitano i compor-tamenti. “La ragnatela” (1994): guerra e distruzioni si estendono nel mondo e il desiderio di fuggire verso un rifugio. “Tentazioni manuali di un pezzo facile” (1999), sulle note di A New World Synphony n. 5, una simpatica provocazione del “giovane” Luciano: missile a trazione manuale sorvola il pianeta Venere. ”Estasi” (1999): esaltazione del volto femminile fino al raggiungere l’estasi. “Calendoscopio donna” (2000): galleria di volti femminili frequentati dalla presenza di una belva umana.
Lo scorso anno, la sua ultima opera, con un titolo quasi di compianto: “Galluzzi amarcord” (2003). In 7 minuti rievoca i percorsi della propria vita artistica di filmaker interessato alla sperimentazione e alla ricerca espressiva nel campo della “eros-arte”.
La proiezione dei suoi corti hanno sempre materializzato, con la partecipazione dello spettatore, il disperato bisogno di piacere per dare un senso ai propri bisogni di trasgressione (soggetto/forma: donna come principale fonte di espressione. Linguaggio come nuovi percorsi di immagini visive), attraverso l’elaborazione migliore di una pittura elettronica, ovvero qualificata ricerca di un linguaggio innovativo attraverso la sua personale manipolazione.
A volte utilizzava anche il détournement, una sorta di straniamento dell’immagine originale, sua o di altri, non ha importanza, cancellando l’idea falsa dell’origine, attribuendo quella sua “reale” finale.

Angelo Tantaro, Presidente del Cineclub Roma