…l'abisso degli specchi moltiplica il viaggio verso l'interno. Il ritorno alle radici da individuale, l'infanzia del protagonista e adolescenza della donna (mamma), rispecchiate nella memoria, si fa universale con l'Alma Mater mediata dall'acqua, elemento primordiale. Gli oggetti si trasformano in ricerca della propria soggettività immersa comunque in un magma quasi cosmico. (Bruna Giacomi)
Anabasi ripercorre, in un gioco di polivalenti archetipi simbolici (maternità protettrice, acqua, radici, campi, danza riconciliante) non privi di ricche suggestioni e di misura poetica, la tensione dialettica sottesa ad ogni percorso esistenziale. Il linguaggio è affidato alla plasticità delle immagini che modulano, con eguale vigore, solitudine interiore e impetuosa forza visionaria e liberante (Claudio Fontanini in Momento Sera Roma, 12 gennaio 1994) In Anabasi, Angelo Tantaro racconta il ritorno a casa di un uomo maturo che si confronta coi propri ricordi con una realizzazione impeccabile sul piano formale (innumerevoli omaggi a Tarkovskij) e che raggiunge i risultati migliori, forse, nella sequenza della visualizzazione delle due età di una donna davanti allo specchio. I passaggi dal passato al presente sono risolti con sottile sensibilità da Tantaro, che riesce a conferire agli ambienti, ai luoghi ed ai volti una penetrante qualità evocativa grazie anche all'atmosfera di acuta nostalgia che permea le immagini (Roberto Chiesi in CineClub fedic 19894 n. 22)
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